PLURALE SINGOLARE

L’ILLUSIONE DELLA SERIALITÀ

Son sempre stato attratto dalla ripetizione quasi ossessiva di un oggetto.

Osservavo le immagini dei barattoli della Campbells di Wharol e ne provavo un’attrazione che non so spiegarmi. Guardare una parete piena dello stesso oggetto, ripetuto maniacalmente, mi dà un senso di pace, di rassicurazione. Lo faccio per una mia sensazione di tranquillità e per un mio appagamento estetico e morale. Lo stesso oggetto ripetuto è una sua copia uguale; quello che c’è all’interno di una confezione di un prodotto industriale è una copia non uguale: sono tutte differenti ma simili, la dimensione sembra la stessa, così come la forma. Gli oggetti affiancati o in sequenza in un filmato mostrano la loro differenza: questa cosa è per me meravigliosa. Mi dà quel senso di pace che cerco da sempre. Che siano pochi pezzi o centinaia, la loro disposizione su uno spazio mi dà gioia e benessere anche se temporaneamente. Riesco a mostrare che c’è differenza fra 2 o 1000 soggetti all’apparenza uguali.

È una sorta di mantra che visivamente ripeto.

La ripetizione meccanica di un qualcosa, da un gesto a un’azione, così come di un prodotto, mi ha sempre attirato: ho trascorso veramente tanto tempo a osservare macchinari compiere la stessa azione, con il solo scopo di trovarne un movimento dissimile. Mi piaceva pensare di essere un esperto di quel settore, che al solo sguardo capiva la differenza, trovava l’errore: era per me un modo di evadere da una realtà nella quale sono sempre stato inserito. Per anni mi sono trovato a ripetere gli stessi gesti e gli stessi schemi, costretto, e la cosa mi è sempre andata stretta; per questo motivo ho cercato la incoerenza del gesto. Sono sempre stato attirato dal trovare quella diversità nelle cose che il vedere comune dà per uguali: non siamo tutti uguali, nonostante l’apparenza. Odio da sempre il qualunquismo o la superficialità con cui veniamo classificati. Si tratta di un fastidio e di un qualcosa contro cui mi sono sempre scagliato.

È un modo di affermare l’unicità di ognuno di noi attraverso la rappresentazione di una moltitudine di soggetti uguali solo nelle nostre menti.

Da quando sono nato, ho convissuto con un problema al cuore, per scoprire a 38 anni che si è trattato di un errore di valutazione: mi sentivo diverso, ma venivo sempre inquadrato e collocato in una categoria di malato. Non si voleva andare a fondo e si assumeva che fosse così. Vi erano alcuni che dubitavano, analizzando approfonditamente e ponendosi delle domande: evidenziavano delle incongruenze, senza però avere il titolo per diagnosticarle. Mi rendo conto che ho iniziato questa serie esattamente quando avevo 38 anni, inconsapevolmente: scrivendo così a ruota libera alle 01.52 a.m. del 09 marzo 2022, ho trovato collegamenti e motivazioni che non immaginavo e a cui non ho mai pensato o fatto caso.

È tutto un girare intorno al concetto di unicità senza soffermarsi sull’apparenza.

È una voglia di affermarsi come individuo singolo.

È un voler gridare la propria unicità.

Nel 2011, ho scattato per la prima volta una serie di rigatoni e ho utilizzato uno schema luci che non mi piaceva; così negli gli anni a seguire ogni tot mi rimbalzava in mente di rifare la stessa cosa con uno schema diverso. Cercavo una sorta di perfezione luminosa che valorizzasse ed enfatizzasse il risultato. Mi concentravo sulla tecnica più che sul risultato. Pensavo che una tecnica eccelsa potesse aiutarmi a non soffermarmi sulla sostanza. Cercavo di mascherare il problema. Un paio di anni fa ho alleggerito il tutto, ho ammorbidito le ombre e mi sono concentrato essenzialmente sul soggetto, tralasciando di dissimulare il tutto attraverso un ritratto patinato e accattivante. Ho pulito l’immagine da ogni contorno tecnico e mi sono concentrato sulla sostanza.

Questo è il soggetto e la differenza fra uno e l’altro è evidente, guarda.

Il contenuto di un sacchetto di Gummy Bear sembra tutto uguale, cambia solo il colore dell’orsetto che ci dà un gusto diverso, anche quello di una confezione di pasta sembra tutto uguale, anche nel sapore; invece non è così: se ci soffermiamo a osservare meglio, se ci dedichiamo del tempo, se andiamo a fondo della cosa, ci rendiamo conto che ogni singolo pezzo, ogni singolo soggetto, è unico e ha le sue caratteristiche.

Poi OK: è un rigatone Barilla, ma ogni rigatone è diverso.